Nell’ambito del controllo delle zoonosi ed al contempo della sicurezza alimentare, un ruolo particolare va attribuito all’attività svolta dall’Istituto nei confronti dell’Encefalopatia Spongifome dei Bovini (BSE).
L’allarme suscitato da questa malattia, che fa parte delle Encefalopatie Spongifomi Trasmissibili (TSE), è dovuto alla quasi certezza che sia la causa della variante di Creutzfeldt-Jakob nell’uomo, nuova patologia, identificata in Gran Bretagna nel 1996, che ha causato ad oggi un centinaio di decessi.
L’unicità ed atipicità dell’agente eziologico delle TSE, il “prione”, una proteina priva di acido nucleico, limita la sensibilità e applicabilità dei metodi diagnostici, pressoché tutti effettuabili solo “post mortem”.
A seguito dell’emergenza BSE, iniziata nell’inverno del 2000, la Comunità Europea ha imposto a tutti gli Stati membri l’avvio di uno specifico piano di sorveglianza “attivo” centrato sull’obbligo del test di laboratorio per tutti i bovini adulti giunti a morte per qualsiasi causa (macellazione, eutanasia, morte naturale).
L’Istituto ha compiuto un ingente sforzo strutturale ed organizzativo allestendo un servizio che, nel giro di poche settimane, è stato in grado di passare da poche decine a circa 2000 analisi al giorno.
Presso i laboratori dell’Ente, dislocati nei punti strategici del territorio di competenza, si esegue il 65-70% del totale dei test BSE effettuati in Italia, essendo qui presenti sia larga parte del patrimonio bovino lattifero nazionale che le maggiori industrie di macellazione.
L’impegno dell’Istituto nell’ambito del piano di sorveglianza della BSE è significativo anche nel controllo dei mangimi per ruminanti, in particolare per la ricerca al loro interno di farine di origine animale, il cui utilizzo è stato vietato dal luglio del 1994 in quanto riconosciute come principale, se non unico, veicolo di trasmissione della BSE, e si concretizza nell’analisi di centinaia di campioni di mangimi/anno.