Le clamidiosi animali sono un gruppo di malattie infettive sostenute dalle clamidie (gen. Chlamydia), batteri intracellulari largamente diffusi in natura su scala globale nei mammiferi e uccelli e più di recente rinvenuti anche in alcuni rettili, anfibi e pesci. Alcune clamidie patogene per gli animali possono causare malattia nell’uomo, quindi sono comprese tra gli agenti di zoonosi.
La trasmissione delle clamidie tra gli animali e tra animale e uomo avviene per contatto diretto, per lo più tramite l’inalazione di aerosol contaminati da secreti e escreti di soggetti infetti. Molti animali possono essere portatori asintomatici e disseminatori delle clamidie nell’ambiente. La trasmissione tramite artropodi vettori è possibile ma ritenuta di importanza molto limitata. La trasmissione interumana è possibile, ma è da considerare un evento raro.
La malattia si manifesta con quadri clinici diversi a seconda delle specie animali e degli apparati e sistemi maggiormente interessati (apparati respiratorio, digerente, genitale, locomotorio, sistema nervoso). Nei volatili d’affezione, tra cui diverse specie di pappagalli, sono frequenti le forme setticemiche con decorso acuto/iperacuto e alta mortalità o i quadri di malattia respiratoria a decorso subacuto con mortalità più o meno grave in rapporto all’efficacia del trattamento farmacologico. Nei ruminanti hanno in genere maggior rilevanza le patologie riproduttive quali l’aborto e la natimortalità, in particolare nelle pecore e capre, e le endometriti nel bovino. Similmente, nel suino le clamidiosi si manifestano con patologie riproduttive che comprendono l’aborto e l’infertilità, ma anche con patologie oculari (congiuntivite) e dell’apparato digerente (enterite). Nel gatto si osserva una congiuntivite spesso ricorrente e una polmonite, che compare anche in associazione con infezioni virali.
La diagnosi delle clamidiosi si basa sul quadro clinico e su alcuni accertamenti di laboratorio specialistici che consistono nel rilievo delle clamidie con metodi biomolecolari e/o rilievo di anticorpi specifici con esami sierologici. La terapia si basa sull’utilizzo di antibiotici della classe delle tetracicline (prima scelta) o dei macrolidi. Sono disponibili commercialmente vaccini per i mammiferi (pecora, capra, gatto) ma non per i volatili, né per l’uomo.
In Italia, tutti i casi descritti di clamidiosi zoonotica sono sempre stati riferiti al contagio da volatili d’affezione e quindi riportati sotto la denominazione di psittacosi-ornitosi, la cui etimologia fa riferimento alla trasmissione dell’infezione da pappagalli o da altri uccelli. La psittacosi-ornitosi è classificata tra le malattie della “classe V” del D.M. 15 Dicembre 1990. Il riepilogo dei casi osservati nell’uomo deve essere comunicato annualmente dalle aziende sanitarie locali alla Regione e da questa al Ministero. I casi rilevati negli animali devono essere segnalati dai Servizi Veterinari ai Servizi di Igiene e vige la reciprocità d’informazione tra medici e veterinari.
Per informazioni più dettagliate, vedi Approfondimento malattia.