Le clamidiosi degli uccelli
Chlamydia psittaci è l’agente eziologico della clamidiosi aviaria, una malattia infettiva dei volatili trasmissibile all’uomo conosciuta dalla fine del XIX secolo con la denominazione di psittacosi o ornitosi a seconda che siano fonte d’infezione per l’uomo rispettivamente i pappagalli o altri uccelli da compagnia o di allevamento.
L’infezione da C. psittaci è largamente diffusa nel mondo animale a livello mondiale; l’uomo è ospite accidentale del microorganismo e si infetta nella maggior parte dei casi documentati a seguito del contatto con uccelli, in particolare pappagalli, altri volatili da compagnia (fringillidi, canarini, cardellini, piccioni), volatili d’allevamento (tacchini, anatre, oche), selvaggina allevata (fagiani, colino della virginia, coturnice) e animali a vita libera (piccioni in ambito urbano, rapaci). La trasmissione delle clamidie avviene per contatto diretto tra gli animali e tra animale e uomo, per lo più tramite inalazione di aerosol contaminati, tra i quali particolarmente insidiosi sono quelli che si sviluppano a seguito di essicazione delle feci e loro sollevamento come polvere negli ambienti. Segni clinici e sintomatologia nei volatili affetti, sia da compagnia sia da reddito, variano in rapporto alla virulenza della clamidia, all’età dell’ospite – i soggetti giovani manifestano forme più gravi – e ai diversi fattori stressanti che insistono sugli animali, quali la stessa riduzione in cattività nel caso dei volatili sottratti al loro habitat naturale, i trasporti in condizioni disagiate, il sovraffollamento, i cambi di alimentazione e le malattie intercorrenti. Accanto a segni di carattere generale quali abbattimento, anoressia e ipertermia, i quadri clinici osservabili rivelano il coinvolgimento dell’apparato respiratorio con scolo nasale, dispnea, tosse, starnuti e dell’apparato digerente con la comparsa di diarrea. In alcune specie in particolare anatidi e piccioni – anche il rilievo della congiuntivite può essere caratteristico. Alla necroscopia si rilevano spesso epatosplenomegalia e sierositi fibrinose (aerosacculite, pericardite, periepatite). Il decorso può variare da iperacuto, con morte degli animali in poche ore, a cronico con progressiva emaciazione dei soggetti malati. Tra i volatili sono molto diffuse anche le infezioni asintomatiche e i portatori sani di clamidie sono una pericolosa fonte di contagio per gli animali conviventi e per l’uomo poiché eliminano il microorganismo nell’ambiente in modo intermittente, risultando per questo anche di difficile identificazione. Per la terapia farmacologica degli animali malati, risultano attive le tetracicline per via orale miscelate all’alimento o all’acqua in trattamenti di massa, o somministrate per via parenterale in formulazioni a ridotta istolesività. La prevenzione della malattia nei volatili si basa in generale su misure igieniche, sull’identificazione dei soggetti portatori sani e sul controllo di tutti i fattori stressanti. Negli allevamenti dei volatili da reddito è anche importante impedire l’accesso ai volatili selvatici, talvolta portatori di clamidie. L’efficacia di una profilassi farmacologica nei volatili è invece contestata da parte di alcuni autori e da valutare opportunamente caso per caso. Al momento non è possibile una profilassi vaccinale, per la mancanza di vaccini registrati per le specie aviari; sono tuttavia allo studio preparazioni che potrebbero trovare applicazione in un prossimo futuro.
Oltre a C. psittaci, per molto tempo considerata l’unica specie di clamidia patogena per gli uccelli, si devono considerare le due specie C. avium e C. gallinacea la cui denominazione è stata proposta nel 2014. C. avium è stata trovata nei piccioni e in alcune specie di pappagalli in diversi Paesi europei tra cui Italia, Francia e Germania, in corso di malattia dell’apparato gastroenterico o di infezione asintomatica. C. gallinacea è molto diffusa nel pollame domestico (polli, tacchini, anatre, oche, faraone) ed è stata finora segnalata in quattro Paesi europei, in Argentina, in Cina e in Nord America. In Italia è stata rilevata in Veneto nella gallina ovaiola e in Piemonte nel pollo, anatra e oca. Può causare patologie respiratorie e congiuntivite, con riflessi sulle produzioni. Si sospetta inoltre che possa essere agente di zoonosi. Entrambe le nuove specie possono essere agenti di infezioni miste con C. psittaci.
Cenni sulla psittacosi-ornitosi
La psittacosi-ornitosi si manifesta dopo un periodo di incubazione di 1-2 settimane con un quadro clinico caratterizzato da una notevole variabilità della gravità dei sintomi. Con maggiore frequenza viene rilevata una polmonite con grave risentimento generale, ma la malattia può anche presentarsi, più banalmente, come lieve forma simil-influenzale. Sono colpite in prevalenza alcune categorie professionali quali allevatori e rivenditori di volatili, operatori ai macelli, veterinari, laboratoristi, doganieri, guardie forestali, operai addetti alla rimozione dei nidi e del guano degli uccelli insediatisi in ambiente urbano; a questi vanno aggiunti i proprietari di volatili d’affezione e i partecipanti a fiere e esposizioni ornitologiche. In ambito urbano, indagini condotte in diverse città italiane hanno permesso di rilevare piccioni portatori di clamidia in percentuali variabili dal 13 al 42% della popolazione. Per gli aspetti di sanità pubblica legati alla possibile trasmissione dell’infezione all’uomo, va notato che spesso – ma non sempre – il piccione è portatore di clamidie caratterizzate da virulenza per l’uomo inferiore a quelle veicolate da pappagalli, altri volatili d’affezione e tacchini.
La psittacosi è inclusa nell’elenco delle malattie professionali per le quali è obbligatoria la denuncia, riportate nella Lista I (Malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità), Gruppo 3 (Malattie da agenti biologici) dell’allegato del Decreto 10 giugno 2014 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (vedi la sezione dei link).
L’infezione da C. psittaci è largamente diffusa nel mondo animale a livello mondiale; l’uomo è ospite accidentale del microorganismo e si infetta nella maggior parte dei casi documentati a seguito del contatto con uccelli, in particolare pappagalli, altri volatili da compagnia (fringillidi, canarini, cardellini, piccioni), volatili d’allevamento (tacchini, anatre, oche), selvaggina allevata (fagiani, colino della virginia, coturnice) e animali a vita libera (piccioni in ambito urbano, rapaci). La trasmissione delle clamidie avviene per contatto diretto tra gli animali e tra animale e uomo, per lo più tramite inalazione di aerosol contaminati, tra i quali particolarmente insidiosi sono quelli che si sviluppano a seguito di essicazione delle feci e loro sollevamento come polvere negli ambienti. Segni clinici e sintomatologia nei volatili affetti, sia da compagnia sia da reddito, variano in rapporto alla virulenza della clamidia, all’età dell’ospite – i soggetti giovani manifestano forme più gravi – e ai diversi fattori stressanti che insistono sugli animali, quali la stessa riduzione in cattività nel caso dei volatili sottratti al loro habitat naturale, i trasporti in condizioni disagiate, il sovraffollamento, i cambi di alimentazione e le malattie intercorrenti. Accanto a segni di carattere generale quali abbattimento, anoressia e ipertermia, i quadri clinici osservabili rivelano il coinvolgimento dell’apparato respiratorio con scolo nasale, dispnea, tosse, starnuti e dell’apparato digerente con la comparsa di diarrea. In alcune specie in particolare anatidi e piccioni – anche il rilievo della congiuntivite può essere caratteristico. Alla necroscopia si rilevano spesso epatosplenomegalia e sierositi fibrinose (aerosacculite, pericardite, periepatite). Il decorso può variare da iperacuto, con morte degli animali in poche ore, a cronico con progressiva emaciazione dei soggetti malati. Tra i volatili sono molto diffuse anche le infezioni asintomatiche e i portatori sani di clamidie sono una pericolosa fonte di contagio per gli animali conviventi e per l’uomo poiché eliminano il microorganismo nell’ambiente in modo intermittente, risultando per questo anche di difficile identificazione. Per la terapia farmacologica degli animali malati, risultano attive le tetracicline per via orale miscelate all’alimento o all’acqua in trattamenti di massa, o somministrate per via parenterale in formulazioni a ridotta istolesività. La prevenzione della malattia nei volatili si basa in generale su misure igieniche, sull’identificazione dei soggetti portatori sani e sul controllo di tutti i fattori stressanti. Negli allevamenti dei volatili da reddito è anche importante impedire l’accesso ai volatili selvatici, talvolta portatori di clamidie. L’efficacia di una profilassi farmacologica nei volatili è invece contestata da parte di alcuni autori e da valutare opportunamente caso per caso. Al momento non è possibile una profilassi vaccinale, per la mancanza di vaccini registrati per le specie aviari; sono tuttavia allo studio preparazioni che potrebbero trovare applicazione in un prossimo futuro.
Oltre a C. psittaci, per molto tempo considerata l’unica specie di clamidia patogena per gli uccelli, si devono considerare le due specie C. avium e C. gallinacea la cui denominazione è stata proposta nel 2014. C. avium è stata trovata nei piccioni e in alcune specie di pappagalli in diversi Paesi europei tra cui Italia, Francia e Germania, in corso di malattia dell’apparato gastroenterico o di infezione asintomatica. C. gallinacea è molto diffusa nel pollame domestico (polli, tacchini, anatre, oche, faraone) ed è stata finora segnalata in quattro Paesi europei, in Argentina, in Cina e in Nord America. In Italia è stata rilevata in Veneto nella gallina ovaiola e in Piemonte nel pollo, anatra e oca. Può causare patologie respiratorie e congiuntivite, con riflessi sulle produzioni. Si sospetta inoltre che possa essere agente di zoonosi. Entrambe le nuove specie possono essere agenti di infezioni miste con C. psittaci.
Cenni sulla psittacosi-ornitosi
La psittacosi-ornitosi si manifesta dopo un periodo di incubazione di 1-2 settimane con un quadro clinico caratterizzato da una notevole variabilità della gravità dei sintomi. Con maggiore frequenza viene rilevata una polmonite con grave risentimento generale, ma la malattia può anche presentarsi, più banalmente, come lieve forma simil-influenzale. Sono colpite in prevalenza alcune categorie professionali quali allevatori e rivenditori di volatili, operatori ai macelli, veterinari, laboratoristi, doganieri, guardie forestali, operai addetti alla rimozione dei nidi e del guano degli uccelli insediatisi in ambiente urbano; a questi vanno aggiunti i proprietari di volatili d’affezione e i partecipanti a fiere e esposizioni ornitologiche. In ambito urbano, indagini condotte in diverse città italiane hanno permesso di rilevare piccioni portatori di clamidia in percentuali variabili dal 13 al 42% della popolazione. Per gli aspetti di sanità pubblica legati alla possibile trasmissione dell’infezione all’uomo, va notato che spesso – ma non sempre – il piccione è portatore di clamidie caratterizzate da virulenza per l’uomo inferiore a quelle veicolate da pappagalli, altri volatili d’affezione e tacchini.
La psittacosi è inclusa nell’elenco delle malattie professionali per le quali è obbligatoria la denuncia, riportate nella Lista I (Malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità), Gruppo 3 (Malattie da agenti biologici) dell’allegato del Decreto 10 giugno 2014 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (vedi la sezione dei link).