Proprio in questi giorni cade un doppio anniversario legato alla storia della BSE (o della “mucca pazza”): l’avvio del piano di sorveglianza attivo per la BSE, progettato e imposto dalla UE agli stati membri per “ristabilire la fiducia dei consumatori nei confronti dell’alimento carne bovina” e l’identificazione del primo caso di BSE il 12 gennaio 2001, giusto pochi giorni dopo l’avvio dei test.
In realtà già dall’ottobre del 2000 il termine “mucca pazza” cominciò a capeggiare sulle pagine dei giornali e dei telegiornali, passando in poche settimane dall’interno alle prime pagine. L’individuazione del primo caso, la famosa “vacca 103” proveniente dall’allevamento della Malpensata nel bresciano, rappresentò forse l’apice della pesantissima crisi che per mesi ha interessato l’intera filiera dell’alimento carne, colpendo in primis gli allevamenti di bovini che per molti mesi hanno continuato a registrare consistenti perdite economiche.
Ormai da anni il silenzio è calato sulla vicenda e la crisi economica del settore è stata superata da tempo. Nonostante ciò il piano straordinario di sorveglianza, il cui obiettivo è dimostrare l’avvenuta eradicazione della BSE dalla popolazione bovina, è tuttora in atto. Dal gennaio 2001, l’IZSLER, nei suoi 3 laboratori, ha esaminato oltre 3 milioni di campioni, pari a circa il 50% del totale nazionale, conferiti dai veterinari delle ASL per prelievi ai macelli o negli allevamenti. I dati epidemiologici raccolti in questi anni confermano che la BSE è stata in pratica debellata ed il suo agente eziologico, il “prione” contaminate delle farine animali, sia prossimo all’essere definitivamente dichiarato “eradicato”, presumibilmente nell’arco di pochi anni.
La UE nel suo insieme dovrà però porre massima attenzione nel decidere per nuovi sistemi di gestione e controllo degli “scarti” animali (ben oltre i 10 milioni di tonnellate all’anno) al fine di evitare il ripetersi in futuro di vicende simili a “mucca pazza”.
In parallelo alla scomparsa della BSE si registra anche quella della “variante di Creutzfeldt-Jakob” (vCJD) malattia dell’uomo causata dal consumo di carne infetta da BSE. Per mera fortuna, il numero di casi totali verificatisi si è fermato a “solo” 221 rispetto alle previsione più pessimistica che stimava i casi in alcune decine di migliaia. Corre l’obbligo di ricordare che, dati i lunghi tempi di incubazione della vCJD, non è da escludere l’occorrenza nei prossimi anni di ancora qualche raro caso.
Il personale del laboratorio BSE della Sede di Brescia
Il personale del laboratorio BSE della Sezione di Modena
Il personale del laboratorio BSE della Sezione di Milano