I due casi finora accertati riguardano le province di Vicenza e di Pavia e si tratta di animali di provenienza estera importate dall’Est Europa.
Il Centro di Referenza Nazionale per la Tularemia, che ha sede presso la sezione di Pavia dell’IZSLER ha recentemente diagnosticato la Tularemia in due lepri importate a scopo di ripopolamento dall’Ungheria e dalla Romania.
Il primo caso è stato diagnosticato il 22 dicembre 2009 in provincia di Vicenza, in una lepre facente parte di una partita di 950 capi di importazione ungherese. La malattia è stata individuata in prima istanza con test sierologico a campione (70 sieri) e confermata poi direttamente dall’animale con metodica PCR ed isolamento. Le lesioni riscontarte erano meno patognomoniche rispetto a quelle “classiche” note (splenomegalia-sepsi-morte rapida); infatti in Ungheria la malattia è endemica e le lepri spesso mostrano lesioni maggiormente a carattere cronico e comuni anche ad altre malattie (es. brucellosi, stafilococcosi, pasteurellosi) quali modesta splenomegalia, ascessi vari (polmonari, ai testicoli) e, come in quest’ultimo caso, pielonefriti purulente.
Il 4 gennaio 2010, invece, è stato diagnosticato un secondo caso in una lepre trovata morta al momento del lancio nei terreni di caccia. L’animale proveniva dalla Romania e faceva parte di un gruppo di 450 capi liberati in provincia di Pavia. Il gruppo di lepri, a sua volta, faceva parte di una partita di circa 1.500 esemplari arrivato da un importatore della provincia di Parma. Le lesioni in questo caso erano quelle classiche: splenomegalia (aumento di volume della milza) e presenza di lesioni purulente ascessuali (in particolare a livello dei polmoni).
In entrambi i casi si è pervenuti all’isolamento e all’identificazione di Francisella tularensis subsp. holarctica (tipo B), unico ceppo circolante in Europa, mentre negli USA circola anche il ceppo più altamente virulento Francisella tularensis subsp. tularensis (tipo A).
E’ opportuno ricordare che la tularemia è una patologia molto infettiva, trasmissibile all’uomo con estrema facilità e che può essere contratta anche durante la manipolazione e lo scuoiamento delle lepri morte oltre che attraverso il morso o le punture di acari e insetti (zecche e zanzare) e all’ingestione di acqua contaminata. Si chiede la massima attenzione e collaborazione per cercare di evitare che le persone (cacciatori, guardiacaccia, ecc) impegnati in questo periodo nelle operazioni di cattura e lancio delle lepri siano colpiti da questa malattia e si invitano tutti coloro che sono da ritenersi potenzialmente esposti a seguire le indicazioni fornite. È necessario in tal senso che le carcasse di lepre, eventualmente ritrovate sul territorio, siano manipolate con le dovute precauzioni e segnalate o recapitate agli Uffici Veterinari delle Azienda USL, che si avvarranno dei laboratori degli IIZZSS e in particolare del Centro di Referenza Nazionale per la Tularemia presso la Sezione di Pavia dell’IZSLER per gli indispensabili approfondimenti diagnostici. In particolare coloro che maneggiano lepri morte ed anche micromammiferi devono utilizzare guanti protettivi (meglio in gomma “da cucina” in quanto quelli in lattice si possono rompere più facilmente) e mascherina per la protezione individuale, oltre all’utilizzo di sacchi contenitori a tenuta stagna per le carcasse animali.