Nelle giornate del 15 e 16 ottobre si è tenuto a Piacenza il III Convegno Nazionale sulla Paratubercolosi. Due luminose giornate di sole ed una villa con annessa cascina, restaurate elegantemente, hanno fatto da cornice a questo evento.
Il Convegno si è articolato in diversi momenti scientifici alternati a piacevoli pause. A fronte di precisione, rigore scientifico e capillare preparazione dell’evento, ritrovandosi molti colleghi che lavorano sull’argomento, si è instaurato un clima molto caldo ed informale, quasi familiare.
Nel primo intervento la Dr. Norma Arrigoni, responsabile del Centro di Referenza, ha riportato le novità emerse nel corso del 10th International Colloquium on Paratuberculosis, tenutosi a Minneapolis lo scorso agosto.
E’ stata focalizzata l’attenzione sul fatto che molto lavoro è ancora da svolgere per ottimizzare i test diagnostici e sull’esigenza di ridurre i costi legati all’applicazione dei test in allevamento.
La profilassi diretta rimane la chiave di volta del problema, dato che non è ancora disponibile un vaccino completamente efficace e privo di interferenza con la diagnosi sia di Tubercolosi che di Paratubercolosi.
Si è parlato inoltre delle ultime acquisizioni in materia di resistenza genetica alla malattia, e del possibile ruolo zoonosico di MAP, esplorando le più recenti ipotesi ezio-patogenetiche del Morbo di Crohn.
E’ stato ospite del convegno il Prof. S. Nielsen dell’Università di Copenhagen, ideatore del Piano di controllo in atto in Danimarca, basato sull’applicazione ripetuta (4 volte l’anno) del test ELISA sul latte individuale, prelevato per i controlli funzionali. Gli animali vengono classificati in classi di rischio in base alle varie combinazioni dell’esito al test, e conseguentemente gestiti. E’ stato affrontato inoltre il problema dell’ interpretazione del dato diagnostico nella pratica, sottolineando le difficoltà intrinseche alla malattia cronica, ed esaminando i diversi test diagnostici e le loro diverse performances.
Nielsen ha riportato inoltre i dati stimati a livello Europeo sulla prevalenza di infezione, che riguarderebbe il 50% circa delle aziende e il 20% circa degli animali.
Nel corso delle due tavole rotonde, coordinate dal Dr. Gian Luca Belletti, è stato fatto il punto sulla attività di ricerca in campo diagnostico ed epidemiologico, sulle varie esperienze di piani di controllo e certificazione in atto in diverse regioni italiane, sugli studi di resistenza genetica nel bovino, e sull’attività di ricerca in campo umano (presenza di Map in pazienti affetti da Morbo di Crohn).
Nella seconda giornata è stata riportata e discussa l’attività del Centro di Referenza nell’ambito dell’organizzazione dei ring test sierologico (ELISA e AGID) e di diagnosi diretta (coltura e PCR), evidenziando i progressi compiuti dai laboratori IIZZSS partecipanti.