Da aprile, da quando si sono registrati in Messico alcuni casi di infezione nell’uomo da un nuovo virus influenzale di tipo A H1N1, comunemente ma impropriamente detto “influenza suina”, la notizia occupa un posto di rilievo nelle cronache quotidiane.
L’enfasi mediatica di questa notizia crea una risonanza emotiva ingiustificata che relega in secondo piano una corretta attenzione e disamina dei dati reali della situazione.
Del resto è bene sapere che una pandemia influenzale non è fenomeno nuovo (nel secolo scorso se ne sono avute ben tre: nel 1918, nel 1957 e nel 1968) e che gli esperti si aspettavano da tempo la comparsa di un nuovo ceppo pandemico, che come tutti i precedenti nasce dalla ricombinazione di ceppi umani e animali.
Dall’11 giugno l’OMS, dopo aver avvisato i governi dei rischi legati alla potenziale diffusione di questo virus, ha portato il livello di attenzione a 6 su 6, dichiarando il livello pandemico della nuova influenza.
È importane ricordare che il livello di allerta non indica la gravità clinica dei sintomi causati dalla malattia (che sono pressoché identici a quelli di una normale influenza stagionale), quanto la diffusione geografica del virus.
E’, infatti, proprio la “novità” del virus l’elemento più caratterizzante la pandemia che porterà inevitabilmente ad una diffusione su larga scala, essendo tutta la popolazione mondiale pressoché scoperta dal punto di vista immunitario.
A questo proposito l’OMS, preso atto della veloce diffusione del virus e del rapido aumento del numero dei casi, ritiene non sia più necessaria la conta degli stessi, pur invitando ciascun Paese ad un’azione di monitoraggio e vigilanza finalizzate all’applicazione di misure idonee di controllo. A tal fine, il 10 luglio l’OMS ha emanato nuove linee guida per la sorveglianza dell’influenza H1N1.
L’OMS non ha raccomandato restrizioni di viaggio, ma invita alla prudenza le persone affette da malattie (in particolare se croniche), consigliando di rimandare i viaggi internazionali.
Resta ferma la necessità di rivolgersi ad un medico, nel caso in cui si presentassero sintomi influenzali potenzialmente riconducibili ad una infezione da virus A(H1N1) di rientro da un viaggio all’estero.
Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali informa che l’Italia (258 casi accertati al 16 luglio di cui 22 in Lombardia e 19 in Emilia Romagna, nessuno mortale) dispone di un preciso Piano concordato con gli altri Stati dell’Unione Europea di preparazione e risposta alla pandemia influenzale e di ampie scorte di farmaci antivirali da utilizzarsi in caso di necessità, in attesa che sia disponibile il vaccino specifico, la cui produzione è attualmente in corso.
La strategia che deve contraddistinguere questa fase di approccio alla malattia è proprio quella di “ritardare” il più possibile la diffusione del virus, peraltro inevitabile, in attesa che in autunno inizi e venga completata la campagna di vaccinazione con vaccini specifici omologhi.
Dal 28 aprile è attivo un numero di pubblica utilità (Call center 1500 che risponde dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 18) a cui rispondono medici del Ministero e operatori appositamente formati, che offrono informazioni sui seguenti argomenti:
– misure di prevenzione
– terapie e corretto uso dei farmaci
– informazioni per i viaggiatori che rientrano dal Messico
– situazione nazionale e internazionale dei casi di influenza A (H1N1)