Testo completo della linea guida
Linee guida per la gestione di animali da compagnia sospetti di infezione dal SARS-CoV2
Introduzione
Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 (inizialmente anche definito come 2019-nCoV) causa nell’uomo la malattia respiratoria COVID-19 (CoronaVirus Disease 2019). SARS-CoV-2 con molta probabilità si è originato da un animale, ha infatti 96% di similitudine genetica con un virus dei pipistrelli, come riportato da uno studio su Nature di Zhou et al, 2020 (https://www.nature.com/articles/s41586-020-2012-7). Non è chiaro, tuttavia, se il virus per arrivare all’uomo abbia fatto un ulteriore passaggio attraverso un’altra specie animale, ospite intermedio. Oggi l’epidemia da SARS-CoV-2 è sostenuta esclusivamente dalla trasmissione del virus tra uomo e uomo o tramite il contatto con oggetti contaminati, senza il coinvolgimento attivo di animali, così come di recente evidenziato a livello nazionale (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-animali-domestici).
Il fatto che gli animali da compagnia, in particolare cani e gatti, vivano a stretto contatto con l’uomo, potrebbe rendere più probabile la possibilità di un contagio ed è importante capire la loro suscettibilità a SARS-CoV-2.
Di recente sono stati segnalati alcuni casi di infezione/sospetta infezione in animali domestici: un gatto con sintomi in Belgio (Belgian cat infected with Covid-19 (V1 – 25/03/2020)), due cani e un gatto asintomatici a Hong Kong (fonte pro-MED).
Il 18/03/2020, presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Liegi, è stato rilevato l’RNA del virus SARS-CoV-2 nelle feci e nel vomito di un gatto che mostrava sintomatologia gastroenterica e respiratoria, convivente con una persona infetta da COVID-19.
I sintomi nel gatto sono comparsi dopo una settimana di stretto contatto con la proprietaria, rientrata dall’Italia e trovata positiva al virus. I segni clinici manifestati dal gatto comprendevano anoressia, diarrea, vomito, tosse e respiro superficiale. I segni clinici sono migliorati dopo 9 giorni.
Uno studio sperimentale, apparso come prestampa su bioRxiv il 31 marzo (https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.03.30.015347v1.full.pdf), non ancora sottoposto a peer review e quindi non ancora pubblicato, riporta che un numero limitato di gatti e furetti sono risultati suscettibili a infezione sperimentale con un’alta dose di SARS-CoV-2. Lo studio è stato accolto con scetticismo da alcuni ricercatori, come si può leggere in un commento pubblicato sulla rivista Nature (https://www.nature.com/articles/d41586-020-00984-8?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=9eb7ee2e90-briefing-dy-20200401&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-9eb7ee2e90-44717373).
Al momento non è dimostrato che gli animali possano fungere da diffusori dell’infezione, ma i pochi dati emersi nelle segnalazioni citate suggeriscono la necessità di indagare sul ruolo che gli animali da compagnia possano svolgere nell’epidemiologia del virus.
Per un principio di precauzione, a scopo conoscitivo, si ritiene pertanto necessaria una sorveglianza attenta, al fine di raccogliere dati reali su: i) l’entità di esposizione degli animali domestici a SARS-CoV-2, ii) la frequenza di infezione, iii) la presenza di malattia clinica negli animali, iv) la via e le tempistiche di eliminazione virale, v) il coinvolgimento degli animali domestici nella trasmissione all’uomo. Ad oggi queste informazioni sono indispensabili al fine di garantire contestualmente la sanità pubblica e, non da ultimo, per fornire alla popolazione informazioni chiare ed equilibrate evitando la circolazione di notizie allarmistiche tra i cittadini derivanti dall’interpretazione da parte degli organi di informazione di studi sperimentali che devono essere valutati in un contesto scientifico.
Finalità
Il presente documento ha due scopi:
– fornire linee guida sulla gestione degli animali da compagnia in casi di infezione umana all’interno del gruppo familiare, per minimizzare il rischio di diffusione e nel contempo tutelare il benessere animale;
– indicare un metodo di campionamento razionale che permetta una valutazione del rischio, senza spreco di reagenti preziosi per la salute umana.
In caso di infezione da COVID-19 in un nucleo familiare, si prospettano due possibili scenari:
Scenario A
Nucleo familiare composto da una o più persone sospette di infezione o infette, poste in quarantena presso il loro domicilio.
Dove ospitare l’animale
In questo scenario, è assolutamente consigliabile che gli animali da compagnia restino presso la famiglia. La persona infetta deve evitare il contatto ravvicinato con l’animale, comportandosi verso di esso con le stesse precauzioni adottate per gli altri familiari. Laddove non fosse possibile detenere l’animale con garanzie adeguate, ci si potrà comportare come descritto nello scenario B.
Possibilità di uscita
I cani che per esigenze fisiologiche necessitano di uscire, non avendo a disposizione spazi esterni recintati di dimensioni idonee in relazione alla mole dell’animale, per lo svolgimento dell’attività fisica, possono essere condotti fuori per l’espletamento delle necessità fisiologiche, sotto controllo di persone che si rendano disponibili a farlo (parenti, amici, volontari debitamente informati); tali persone dovranno adottare tutte le misure necessarie per evitare il contatto con i soggetti sottoposti a misure di controllo. Per il conduttore sarà sufficiente munirsi di guanti e mascherina, evitare contatti troppo ravvicinati con l’animale e condurlo al guinzaglio, garantendo le distanze sociali da altre persone o animali. Resta l’obbligo per i conduttori dei cani di essere sempre muniti del kit per la raccolta delle feci, utilizzando doppio sacchetto e guanti che andranno smaltiti come di consueto, rispettando le comuni norme igieniche.
Per i gatti saranno consentite le uscite ai soggetti abituati a farlo, se sarà possibile garantire una delimitazione dell’area esterna (es. giardino confinato da reti anti-scavalco), al fine di evitare contatti con altre persone e/o animali.
I furetti, se abituati ad uscire, potranno essere gestiti con le stesse precauzioni adottate per i cani, altrimenti resteranno confinati all’interno dell’abitazione.
Campionamenti sull’animale
Dal momento in cui vengono adottate misure specifiche nell’uomo per COVID 19, accertata la presenza di animali domestici, deve esserne fatta segnalazione ai servizi veterinari della ASL. Al momento del primo tampone effettuato sul componente di un nucleo familiare, nella scheda epidemiologica sarà compreso anche il censimento degli animali da compagnia e nelle interviste dei giorni successivi, operate da remoto, sarà monitorato anche lo stato di salute di tali soggetti.
Di norma in questa situazione non è ritenuto necessario un campionamento sugli animali, che restano affidati al nucleo familiare, data la necessità di ridurre i contatti inter-umani durante la quarantena e considerata anche la necessità di dare priorità ai test effettuati sui pazienti umani nei laboratori del servizio sanitario.
Nel caso in cui durante il monitoraggio da remoto si rilevino manifestazioni cliniche negli animali che richiedano l’intervento veterinario, il veterinario ASL sottoporrà a test il cane, gatto o furetto e ripeterà il test dopo 7 e 14 giorni, con invio dei campioni all’IZS competente per territorio. In caso di positività, i tamponi saranno ripetuti ogni 7 giorni fino a negativizzazione.
L’animale non sarà allontanato dal nucleo familiare, salva la necessità di ospedalizzazione presso un centro veterinario, opportunamente preallertato in modo da consentire al personale di prendere le idonee misure precauzionali, per garantire le cure medico veterinarie che si rendessero necessarie.
Tipologia di prelievo: sangue senza anticoagulate per test sierologici, tampone nasale, faringeo e rettale per test virologici nel cane; sangue senza anticoagulante e, tampone faringeo nel gatto/furetto. Se l’animale non è trattabile, o se il veterinario fosse esposto a rischio di contagio per mancanza di adeguati DPI, la raccolta dei tamponi potrà essere affidata a un componente del nucleo familiare (possibilmente non la persona infetta) secondo le indicazioni del medico veterinario della ASL. In tal caso ci si può limitare al solo prelievo di un campione di feci.
Scenario B
Nucleo familiare composto da una o più persone sottoposte a ricovero per COVID-19, con animali che restano soli.
Dove ospitare l’animale
In questo scenario, ci sono due possibilità:
a) se ci sono persone disposte ad accudire l’animale o gli animali (comprese associazioni note attive sul territorio), lo potranno fare accogliendoli presso il proprio domicilio, oppure curandoli presso il domicilio originario preventivamente disinfettato secondo le indicazioni dei competenti Servizi, nel rispetto del benessere animale. A seconda della situazione epidemiologica, il servizio sanitario potrà disporre il test su tamponi prima dell’affidamento. In caso di spostamento dell’animale da un domicilio all’altro, è preferibile mantenere l’animale in isolamento per almeno 72 ore, per minimizzare la carica virale potenzialmente presente sul pelo dell’animale, fermo restando che deve essere previsto il suo accudimento. Da evitare bagni con sostanze aggressive per la cute dell’animale, anche perché nel lavaggio esiste un rischio potenziale di esposizione dovuto agli schizzi d’acqua. Volendo lavare le zampe o l’animale, si consiglia di farlo dopo le 72 ore con i normali shampoo detergenti per animali, eventualmente a base di clorexidina. Va rammentato tuttavia che il bagno può rappresentare un momento di rischio sia per l’animale, sia per la persona, soprattutto se l’animale non è collaborativo. Esistono inoltre formulazioni spray e gel a base di clorexidina che potrebbero sostituire il bagno. Il personale a cui viene affidato l’animale dovrà essere munito di adeguati DPI (guanti e mascherina FFp2) e dovrà essere formato per rispettare le dovute norme igieniche e di biosicurezza. L’Ente che dispone l’affido comunica al Dipartimento di prevenzione della ASL l’elenco delle persone affidatarie al fine di eventuali controlli sanitari.
b) Se nessuno si può occupare dell’animale o degli animali, essi saranno affidati al canile sanitario, dove dovranno essere ricoverati in gabbie singole, possibilmente separate, per evitare il rischio di diffusione di COVID-19 e di altre infezioni diffusive. Il personale del canile sanitario dovrà essere munito di adeguati DPI (guanti e mascherina FFp2) e dovrà essere opportunamente informato affinché adotti le dovute norme di igiene e biosicurezza. Qualora il numero di animali sospetti infetti/infetti fosse elevato, si dovrebbe garantire l’identificazione di stazioni di quarantena COVID-19 come avviene per la differenziazione degli ospedali.
Possibilità di uscita
a) Vedi scenario A
b) Le uscite per i cani saranno garantite al pari degli altri animali ospitati presso il canile sanitario, sempre nel rispetto delle distanze sociali da persone e altri animali e preferibilmente in aree separate rispetto agli animali non sottoposti a rischio di contagio.
Campionamenti sull’animale
a) Vedi scenario A
b) Dal momento dell’ingresso nel canile sanitario, il veterinario ASL può sottoporre a test il cane, gatto o furetto, previo accordo con l’IZS territorialmente competente, ripetendo il test dopo 7 e 14 giorni in caso di negatività. In caso di positività, i tamponi saranno ripetuti ogni 7 giorni fino a negativizzazione. In ogni caso l’animale non potrà essere sottoposto ad eutanasia, salvo al fine di evitare inutili sofferenze nel caso di altre gravi patologie intercorrenti. Saranno garantite le cure mediche necessarie.
Tipologia di prelievo:
a) Vedi scenario A
b) Sangue senza anticoagulate per test sierologici, tampone nasale, faringeo e rettale per test virologici nel cane; sangue senza anticoagulante e, tampone faringeo nel gatto. Se l’animale non è trattabile, o se il veterinario fosse esposto a rischio di contagio per mancanza di adeguati DPI, ci si può limitare al prelievo di un campione di feci.
Ulteriori campionamenti sugli animali
In entrambi gli scenari, nel caso in cui l’animale domestico venga a morte, sarà necessario allertare i Servizi Veterinari per l’invio delle carcasse alla sede dell’Istituto Zooprofilattico territorialmente competente per le opportune indagini post mortem.
Obblighi Informativi
I servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali registreranno tutte le informazioni utili per la correlazione uomo/animale ed i risultati sui test effettuati sugli animali. Gli II.ZZ.SS che effettuano i test, segnalano tempestivamente alla ASL, alla Regione o provincia autonoma competente per territorio e al Ministero della salute DGSAF tutti gli eventuali casi di positività.