Il servizio veterinario, e in particolare gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali di varie regioni italiane (IIZZSS) hanno supportato l’esecuzione dei test mettendo a frutto competenze e risorse sviluppate per la diagnosi delle malattie degli animali e delle zoonosi (malattie degli animali trasmesse all’uomo); la modalità di intervento complementare adottata, One Health, è stata apprezzata anche a livello internazionale.
Nel caso di Covid- 19 l’emergenza sanitaria ha comportanto in Italia e nel mondo l’esecuzione di migliaia di test diagnostici, test che continueranno nel tempo. L’Italia ha presentato all’OIE (Organizzazione Mondiale della Sanità Animale) il lavoro svolto dagli IIZZSS a supporto del Servizio Sanitario Nazionale, lavoro che l’OIE ha giudicato un eccellente esempio di One Health in azione a dimostrazione dell’importanza di includere i servizi veterinari nelle risposte degli Stati ad un’emergenza.
Testo integrale della comunicazione italiana all’OIE
Dal riconoscimento di COVID-19 a Wuhan, in Cina, lo scorso dicembre, c’è stato un aumento esponenziale del numero di casi in tutto il mondo. A causa della sua significativa morbilità e mortalità, la nuova epidemia di coronavirus (SARS-CoV-2) è stata dichiarata dall’Organizzazione mondiale della sanità un’emergenza per la salute pubblica di interesse internazionale. L’Italia è stata uno dei primi paesi che hanno dovuto affrontare la pandemia globale COVID-19. A seguito del primo caso segnalato a Codogno (Lombardia) il 21 febbraio, sono stati confermati circa duecentomila casi e sono stati registrati oltre 26.000 decessi (fonte dati 27apr 2020 : Dipartimento Nazionale della Protezione Civile Italiana, disponibile su: http://arcg.is/C1unv).
L’emergenza SARS-CoV-2 sta mettendo alla prova la preparazione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e la sua capacità di rispondere a una minaccia infettiva. In questo scenario, è stato importante uno stretto coordinamento tra clinici e autorità di sanità pubblica, ma i test diagnostici per identificare le persone infette da SARS-CoV-2 sono diventati cruciali per controllare l’infezione. L’OMS definisce infatti un caso confermato come “una persona con infezione COVID-19 confermata dal laboratorio indipendentemente da segni e sintomi clinici“.
In questa prospettiva, sono indispensabili laboratori in grado di eseguire migliaia di test al giorno, mantenendo l’accuratezza e la velocità della diagnosi. I laboratori veterinari hanno un’esperienza straordinaria nella diagnosi di malattie infettive, anche in situazioni di emergenza, e possono quindi essere di grande aiuto. Il Ministero della Salute italiano (Min Sal) e le autorità regionali hanno coinvolto pertanto gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IIZZSS) nella diagnosi di SARS-CoV-2 testando campioni umani. Gli IIZZSS sono istituti di sanità pubblica, coordinati dal Min Sal, che fungono da supporto tecnico e operativo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per quanto riguarda la salute degli animali, la salubrità e il controllo di qualità degli alimenti di origine animale, l’igiene riproduttiva e il corretto rapporto tra insediamenti umani e animali e l’ambiente. La loro dotazione in termini di personale, attrezzature e strutture è elevata e si adatta bene allo straordinario e rapido aumento della domanda di test diagnostici su campioni umani per SARS-CoV-2. Il coinvolgimento del personale degli IIZZSS nella diagnosi SARS-CoV-2, con migliaia di campioni esaminati al giorno, ha notevolmente migliorato la capacità diagnostica del SSN in questa particolare fase del controllo delle infezioni.
Non da ultimo, gli IIZZSS hanno anche esperienza nella garanzia di qualità, biosicurezza, e di test altamente specifici per la sorveglianza e il controllo delle malattie infettive negli animali, in particolare delle zoonosi.
Inoltre, i servizi veterinari possono fornire competenze nei settori dell’epidemiologia, della valutazione del rischio, della formazione e della comunicazione del rischio.
Un ulteriore supporto potrebbe quindi essere fornito per comprendere meglio l’aspetto epidemiologico di Covid -19 e possibilmente impedire l’istituzione di nuove catene di trasmissione. I coronavirus (CoV) sono ben noti in medicina veterinaria in quanto causano malattie gravi ed economicamente importanti negli animali domestici e selvatici ma, anche, CoV umani a bassa e alta patogenicità (SARS-CoV-1, MERS-CoV e SARS-CoV-2, HCoV- NL63, HCoV-229E, HCoV-OC43 e HCoV-HKU1) hanno i loro antenati negli animali.
I CoV hanno avuto bisogno di ospiti intermedi (bovini per HCoV-OC43 e alpaca per HCoV-229E) prima di poter infettare gli umani, come nel caso di SARS-CoV e MERS-CoV lo zibetto e il dromedario, rispettivamente. Inoltre, in alcuni casi è stato dimostrato che SARS-CoV-2 viene trasmesso a cani, gatti domestici, leoni e tigri.
Sebbene il ruolo degli animali domestici nell’epidemiologia della SARS-CoV-2 sembri trascurabile, sono tuttavia necessari ulteriori studi per valutare la significatività i tali osservazioni.
Secondo l’esperienza italiana, il coinvolgimento multidisciplinare dei diversi professionisti che operano all’interno del SSN e, in particolare, l’intervento dei laboratori veterinari sono stati fondamentali per affrontare adeguatamente le sfide poste dalla SARS-CoV-2. Ora più che mai, l’approccio olistico e One Health è quindi fortemente raccomandato per dare una risposta adeguata ed equa a questa pandemia globale.