Eziologia: I virus influenzali tipo A sono importanti patogeni dell’uomo e degli animali, appartengono alla famiglia Ortomyxoviridae e sono caratterizzati da un singolo filamento di RNA segmentato. I sottotipi influenzali H1N1, H3N2 ed H1N2 sono endemici nella popolazione suina e sono responsabili di una delle maggiori patologie respiratorie acute in questa specie.
Epidemiologia: La malattia può comparire durante tutto l’anno, anche se presenta maggior incidenza nei mesi invernali, è caratterizzata da elevata morbilità e da bassa mortalità. La guarigione è la naturale evoluzione della maggior parte dei casi non complicati da infezioni batteriche secondarie. La trasmissione si realizza per contatto diretto tra suini infetti o malati e suini recettivi. L’eliminazione del virus attraverso le secrezioni nasali o l’aerosol.
Sintomatologia: Il periodo d’incubazione varia da 1 a 3 giorni e la malattia esordisce con febbre elevata (41-42°C), prostrazione e anoressia. Gli animali mostrano scolo oculonasale, dispnea e respiro addominale, tosse profonda La morbilità è elevatissima (100%) mentre la mortalità, in assenza d’infezioni secondarie, è generalmente molto bassa (1%) e dopo un decorso di 5-7 giorni si ha, nella maggior parte dei casi, la completa guarigione.
Diagnosi: Può essere diretta (attraverso l’isolamento virale o la dimostrazione di porzioni del genoma o dell’antigene virale) ed indiretta, attraverso l’evidenziazione di anticorpi specifici nei confronti del virus.
Controllo: Per il controllo della malattia si utilizza la profilassi vaccinale, che prevede l’impiego di vaccini del commercio contenenti i sottotipi H1N1 ed H3N2 ed è in grado di conferire una buona protezione sia nei confronti dell’infezione sia della malattia, provocata da questi due sottotipi. L’infezione con i sottotipi H1N1 ed H3N2, differentemente da quello che si osserva per la vaccinazione, conferisce invece una buona protezione anche nei confronti del terzo sottotipo H1N2.
Implicazioni di sanità pubblica: I virus influenzali suini, oltre a rappresentare un importante problema nell’ambito della sanità animale, hanno dimostrato nel corso degli anni la loro capacità di essere trasmessi e di provocare malattia nell’uomo. Il suino riveste inoltre un ruolo particolare nell’ecologia dell’influenza, possedendo a livello tracheale i recettori sia per i virus influenzali aviari sia per quelli umani. Per questo motivo il suino può comportarsi da “mixing vessel”, nel quale può verificarsi il riassortimento genetico fra virus aviari ed umani, con la possibilità che vengano generati virus geneticamente nuovi con potenziale pandemico. Queste considerazioni sottolineano la necessità di una continua sorveglianza negli allevamenti suini, per monitorare l’eventuale comparsa di nuovi sottotipi virali in grado d’infettare l’uomo.